Le crisi stimolano la creatività e il cambiamento e per fronteggiare l’emergenza, sono costrette a ragionare sulle priorità che è una condizione tipica proprio delle start-up …
L’emergenza che stiamo vivendo in Italia a causa del COVID-19 ha sicuramente obbligato tutte le aziende a ragionare come se fossero start-up. Ed è questa la soluzione che può permettere loro di uscire dalla crisi: il cambiamento. Sicuramente questa digital transformation “obbligata”, come io di solito la definisco, che abbiamo subito in questi giorni può aiutare gli imprenditori ad apprezzare gli effetti positivi di nuovi assetti tecnologici anche attraverso un nuovo approccio culturale.
Se da un lato a tutti sono stati richiesti sacrifici, come la rinuncia a molti contatti sociali, per rallentare quanto possibile la diffusione di una malattia con la quale probabilmente dovremo imparare a convivere per un po’, dall’altro abbiamo la possibilità di cogliere una nuova sfida per cambiare e migliorare il nostro approccio al lavoro.
La crisi di un virus diventa quindi un’opportunità per stimolare la creatività e il cambiamento. Sebbene le preoccupazioni siano grandi, dobbiamo cogliere il lato positivo della situazione: oggi siamo costretti a metterci in gioco, a sperimentare soluzioni nuove. Fare resistenza è controproducente, meglio provare, in un certo senso anche a rischiare, con la consapevolezza che anche gli errori ci aiuteranno a crescere.
È inutile girarci intorno, in questo momento, accelerare l’approccio al digitale è l’unico modo per garantire la sopravvivenza di molte aziende.
Procedo con 5 punti sulla base di quanto sto osservando nelle dinamiche delle mie aziende, di partner e di altre realtà di business che seguo come professionista.
Naturalmente ci stiamo confrontando quotidianamente su difficoltà, opportunità e buone pratiche.
1. Riconoscere che non finirà tra una settimana o due e rifare quasi quotidianamente l’esercizio di capire come ri-orientare l’operatività, le scelte di investimento, le opzioni di cassa, le politiche del personale.
2. Gestire lo stress dei propri team consentendo e incentivando la “panchina” temporanea per chi ha difficoltà a gestire carichi di lavoro o anche semplicemente per l’impatto emotivo della situazione. Mai come in questo periodo vale il principio della capacità di ascolto e dell’empatia nei confronti delle situazioni personali.
3. Applicare in modo religioso il principio del Disagree & Commit. Dopo le fasi di ascolto, bisogna decidere, velocemente e prendendosi dei rischi. Non si possono rimandare le decisioni a dopo l’emergenza, perché non possiamo attendere mesi. Si ascolta, ci si confronta, lo si fa intensamente e senza sconti a noi stessi, poi chi ha la responsabilità decide: senza esitazioni, anche se si faranno errori, nella certezza che da quegli errori bisognerà ripartire con ancora più velocità e coraggio.
4. Regolare gli stili di leadership al momento e ai contesti relazionali in smartworking. In particolare è importante ascoltare, gestire feedback e, ove ne riconosciamo autenticamente il punto, scusarci e ripartire.
5. Proiettare in modo continuo le opportunità del momento in termini di costruzione del valore. Dobbiamo continuare a pensare che tra qualche mese ci rialzeremo per fare potenzialmente cose enormi. Dobbiamo continuare a pensare alla crescita e alla ripartenza che ci permetteranno di avere tanti nuovi inizi e stimoli per andare avanti. ESSERE SEMPRE POSITIVI!
Senza in alcun modo voler dare una connotazione politica a questo mio intervento, voglio dire che tutto quanto detto assume un senso solo se le aziende saranno messe nelle condizioni di sopravvivere. Governo Regionale, nazionale e Commissione Europea dovranno agire in modo rapido, consistente ed efficace con interventi mirati a dare ossigeno reale alle realtà imprenditoriali uscendo una volta per tutte da logiche corporative ed entrando in scelte sistemiche che impattino la sostanza dei problemi di cassa e sostenibilità delle imprese. (Io direi lo dovranno fare azzerando quanto più possibile la burocrazia